Il malato immaginario - L'ultimo viaggio

Il malato immaginario - L'ultimo viaggio

Soggetto originale e regia Marco Zoppello
Con (in o.a.) Sara Allevi, Anna De Franceschi, Michele Mori, Stefano Rota e Marco Zoppello
Scenografia Alberto Nonnato
Costumi Laura Salvagnin
Maschere Roberto Maria Macchi
Disegno luci Paolo Pollo Rodighero
Cosrtumi realizzati da Antonioa Munaretti
Organizzazione Federico Corona
Assistente alla regia Giulio Canestrelli
Produzione Stivalaccio Teatro / Teatro Stabile del Veneto – teatro Nazionale
Distribuzione Terry Chegia

 

Realizzato con il sostegno di 70° Ciclo di Spettacoli Classici - debutto Teatro Olimpico di Vicenza
– 27 e 28 settembre 2017.
Dopo essere sopravvissuti all'inquisizione Veneziana grazie a Don Chisciotte e ritornati alle
antiche glorie per merito di Romeo e Giulietta, la Compagnia dello Stivale, ora composta da
Giulio Pasquati, Girolamo Salimbeni e Veronica Franco giunge a Parigi! Ma la fama e il successo
non durano e, in poco tempo, la compagnia si scioglie. L'unico a rimanere fedele alla professione
è Giulio Pasquati, scritturato al Teatro Palais Royal e diretto nientemeno che da Jean-Baptiste
Poquelin, in arte Molière.
17 febbraio 1673. La quarta recita de Il malato immaginario è a rischio, tra i lavoratori del Palais
Royal si parla di annullare lo spettacolo, il Maestro non è dell'umore per andare in scena e gli
attori della compagnia se ne tornano a casa. Tocca a Pasquati il disperato tentativo di portare a
termine la serata ricorrendo nientemeno che ai vecchi compagni dello Stivale, pregandoli di
quest' Ultimo Viaggio. L'insistenza dei tre commedianti è inarrestabile, Molière è costretto a
cedere: lo spettacolo deve continuare!
A complicare la situazione un ritorno inaspettato: Madeleine Poquelin, figlia di Molière, fuggita
dal convento dove era rinchiusa.
Prende il via la celebre ed esilarante storia del Malato Argante, vecchio ipocondriaco che, tra
purghe e salassi, va dissipando la propria fortuna. Tra le astuzie della serva Tonietta si intessono
e si cantano gli amori ostacolati della dolce Angelica con il giovane Cleante, il tutto sotto l'occhio
di Belinda, seconda moglie di Argante, intenta ad accaparrarsi la fortuna del vecchio marito.
È una recita particolare, quella che si rappresenta al Palais Royal quella sera, tra i lazzi, le
improvvisazioni e le maschere grottesche dei Commedianti le ombre si allungano sui fondali
dipinti, i bagliori delle candele si affievoliscono rischiando di spegnersi al primo soffiare del
vento.
Il Malato Immaginario è una farsa perfetta. Molière, da veterano della risata, costruisce
nell'ultima sua opera una macchina teatrale inattaccabile, tratteggiando personaggi classici e
moderni allo stesso tempo. Egli mette in scena la forza e vitalità dell'amore giovanile
contrapposta con la più grande paura dell'umano: il passare del tempo.

Un ultimo viaggio, ancora una volta, tra la polvere del palcoscenico, le corde, i tiri e i contrappesi.
Un inno alla vita, alla risata e alla bellezza, cantato dai saltimbanchi, condito di una farsa feroce,
intrisa di amore per il pubblico. I testi diventano, nuovamente, pre-testi, condizioni di partenza
per spiccare il salto nell'universo molieriano, giocandoci, improvvisandolo, cantandolo,
mimandolo nel gioco più totale del teatro, che deve essere vivo, estemporaneo e tangibile quanto
la Commedia, specchio incrinato dell'umano.
Vivo è il teatro, dunque, quando viva è la Commedia. 

Marco Zoppello

 

 

 

 

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